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Il Blog di Rifondazione Comunista di Assisi


martedì 21 maggio 2013

"Penso con la mia testa, non sto con Grillo. Vi racconto la mia sinistra dal Teatro Valle..."



intervista a Elio Germano
“Oggi bisogna puntare sulle battaglie concrete nei quartieri, nelle scuole, gli ospedali, le case occupate: sono tutti piccoli tentativi per smetterla con la delega al leader di turno. Basta con miti e faccioni ai quali delegare i nostri desideri di felicità, bisogna coltivare un approccio che parta dal pensare con la propria testa… Il dubbio è che il M5s risponda alla ricerca di un altro leader che dia sicurezza, dietro cui nascondersi e smettere di pensare: questo è il pericolo che intravvedo. Smettiamola di cercare l’eroe che salverà il mondo…”.
Parola di Elio Germano. Che questo tipo di impegno politico lo ha coltivato da sempre, facendone proprio una filosofia di vita. Tanto da spingersi a scendere in campo con altri artisti, come il collega attore Valerio Mastandrea, al fianco di Sandro Medici alle comunali di Roma. “Non si tratta di schierarsi, ma di cercare di capire il progetto che mi rappresenta di più…”, ci dice in questa intervista che va oltre il voto sul Campidoglio e tratteggia un’altra idea di società. A sinistra.
Hai preso in parola Gramsci e il suo monito contro l’indifferenza, quello che hai recitato di recente a Piazza Pulita... 
Senza scomodare Gramsci, la nostra è una semplice e spontanea aggregazione di artisti che ha deciso di dare una mano a Sandro Medici e il suo progetto di Repubblica romana. E’ un progetto che per ora rappresenta le nostre battaglie e voglio specificare che la nostra è un’iniziativa completamente spontanea, gratuita e orizzontale: nessuno ce l’ha chiesto. C'è un'idea dietro, cioè il fatto che la gente non sia cliente di qualcosa ma con-proprietaria delle cose. E’ una questione che sta molto a cuore non solo agli artisti, ma a chi lo sperimenta negli spazi occupati e ‘riconquistati’ contro le speculazioni, tipo il Teatro Valle, il Cinema Palazzo (laboratori occupati a Roma, ndr.).

Domanda d’obbligo: in questo genere di approcci, il trend del momento sembrerebbe essere il Movimento 5 stelle. Anche nei movimenti e nelle occupazioni molti hanno votato M5s. Come mai voi non vi siete schierati con Beppe Grillo? 
Io faccio parte dell’Associazione ‘Artisti 7607’ (anti-Siae, ndr.), do il mio contributo al Valle occupato, al Cinema Palazzo. La vera battaglia che facciamo in tantissimi ambiti è di fatto un tentativo di smetterla con la delega. Anziché pubblicizzare miti e faccioni da sostenere e ai quali delegare i nostri desideri di felicità, il tentativo è quello di riappropriarsi dei propri quartieri e coltivare un approccio che parte innanzitutto dal pensare con la propria testa. Si tratta di mettere a disposizione della comunità quello che so fare per cercare di proporre un sistema diverso in cui crediamo. Non è detto che la società debba andare avanti perché c'è un padrone che ti dice quello che devi fare e tu devi obbedire in nome di uno stipendio e ritenerti soddisfatto per questo. Mettersi a disposizione per qualcosa ti pone in un rapporto molto migliore della dinamica lavoro-stipendio. Faccio l’esempio del concerto del primo maggio a Taranto: hanno partecipato in 50 mila in una città di 200mila persone, una serata organizzata senza sponsor, senza soldi e senza un sindacato o un partito dietro. Chi ha messo a disposizione il ristorante, chi gli strumenti per suonare, chi gli stand: si è lavorato senza soldi e tanto, e poi ti chiedi: ma perché sono più felice? Perché si è sperimentato un nuovo modo di stare insieme, avviene già: dobbiamo solo istituzionalizzarlo, perché i condomini quartieri scuole dovrebbero essere gestiti così.

Vuoi dire che nel Movimento 5 stelle non si pensa con la propria testa?
Premetto che non mi piace parlare di politica perché non vorrei che qualcuno pensi che voglia imporre la mia opinione solo perché sono un attore, dunque persona nota. Non voglio approfittare di quello che sono. Dico solo la mia: dai cinque stelle ho sentito parole che ricordano le esperienze che io quotidianamente, da anni, condivido. L’idea che ciascuno conta uno, le pratiche assembleari, discutere e decidere sono questioni che nella pratica ho sempre vissuto, senza aver bisogno di sbandierarlo. E’ la sostanza della nostra modalità di approccio alle cose. Non capisco come nel Movimento cinque stelle pensano di mettere in pratica le cose che hanno predicato. Molto spesso parlano di realtà e pratiche che già esistono. Loro aspettano le decisioni di una persona sola…

Grillo.
Il dubbio è che il fenomeno M5s risponda alla ricerca di un altro leader che dia più sicurezza, dietro cui nascondersi e smettere di pensare: questo è il pericolo che intravvedo.

Quanto al Pd, nessuna speranza?
Sono cresciuto nelle occupazioni, non mi sono mai identificato con il Pd. Ma da esterno dico che devono decidere che partito vogliono essere. Se sostengono solo il libero mercato e la repressione dei movimenti sociali, per citare due esempi, beh allora stanno a destra: non c’è da vergognarsi, basta ammetterlo e non è un problema mio. E’ vero che nel Pd intorno al candidato Ignazio Marino ci sono brave persone. Come ce ne sono in tutti gli ambiti. Anche nella polizia: per esempio, se nei Cie, come poliziotto, decido di trattare una persona come un essere umano, invece che come bestia, sto facendo una cosa più importante che fare una manifestazione, senza nulla togliere ai cortei che restano espressioni sacrosante e legittime.

E’ quello che sembra dire Epifani quando risponde alle critiche della Fiom per l’assenza del Pd in piazza San Giovanni sabato scorso. Ma detta da te, sembra una giustificazione per quegli attivisti dei movimenti sociali e studenteschi che non hanno manifestato con i metalmeccanici. E’ così?
Nei movimenti ormai non esistono le etichette e le adesioni per etichette. Esistono le singole persone che fanno battaglie insieme. Poi politicamente ognuno è libero di scegliere. Nella ‘politica alta’ si discute ancora di destra e sinistra, ma il vero discrimine che vedo è tra chi pensa che la soluzione sia nelle possibilità di sviluppare i propri interessi e chi pensa che si debba fare di tutto per sviluppare un interesse collettivo. Nella politica delle piccole battaglie concrete il discrimine è nella singola persona: tra chi sceglie di eliminare un privilegio e chi no. Spesso il modello da seguire si trova nelle realtà che vengono criminalizzate: per esempio, dentro una casa occupata c’è chi si occupa di pulire le scale, chi di portare i figli all’asilo, chi fa i corsi di preghiera, chi cucina, chi pulisce il giardino. Perché non può funzionare così in società? Smettiamola di cercare l’eroe che salverà il mondo e cominciamo a parlare delle questioni, non di nomi. La realtà è viva non ha bisogno di sigle o nomi magici.

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