di Franco Cesario
Le continue chiacchiere a vuoto e
le demagogia di alcuni ci costringono a tornare sull’argomento e ci obbligano a
fare un po’ di chiarezza sulle questione quote rosa.
Ricci, Lunghi e...parenti…affermano che chi ha il mandato elettorale può decidere autonomamente i criteri
per la scelta degli assessori di una giunta.
Questa è una logica che ha
connaturata in sé una visione distorta della Democrazia, figlia perdurante dei
danni fatti dal berlusconismo, che spinge a credere che chi vince le elezioni
ha in mano una cambiale in bianco da parte dell’elettorato.
Ma per capire bene la questione
delle quote rosa, che sarebbe più appropriato chiamare “di genere” (perché se
un giorno, purtroppo per assurdo, dovesse essere composta una giunta di sole
donne il problema si riproporrebbe) servono dei dati concreti.
Le donne in Italia, a parità di
mansione, guadagnano meno (circa il 20%).
La percentuale di donne che
ricoprono incarichi manageriali sia nel settore pubblico che in quello privato
è in netta sproporzione a favore del sesso maschile.
Inoltre si deve considerare che
la donna ha il compito “fisico” di far continuare la specie e spesso per questo
suo “difetto” viene penalizzata nell’ambito lavorativo fino all’aberrazione
massima della firma preventiva di dimissioni (ovviamente pratica illegale ma
diffusissima) in caso di gravidanza.
Chi non ha sentito storie di
donne che temevano di annunciare al proprio datore di lavoro la loro
gravidanza? O di donne che hanno aspettato cambiamenti di tipologia di
contratto per decidersi finalmente a procreare?
Ed ancora, per capire il caso
Assisi.
Nelle ultime elezioni comunali su
238 candidati solo 68 erano donne, pari ad una percentuale del 28,57%, 12 delle
quali nella lista dell’Api che ha raccolto 8 preferenze.
Questo per spiegare quanto sia
ancora anacronisticamente maschilista la politica italiana.
C’è da aggiungere inoltre che
l’Assessora non deve essere scelta per forza tra le candidate e non deve essere
nemmeno necessariamente di Assisi.
Possibile che il centro destra
assisano non abbia delle donne degne di ricoprire questo incarico?
Se fossimo una delle donne in
questione ci riterremmo gravemente offese…
È vero che il Tar ha sospeso la
giunta perché nella sua composizione sono carenti le motivazioni
dell’esclusione del sesso femminile, ma qual è la traduzione spicciola di
questa sentenza?
Il Tar sostanzialmente vuole
sapere se sono state interpellate le donne e il motivo per cui nessuna di
queste non sia stata ritenuta idonea.
Dato che la risposta potrebbe
essere solo una, molto imbarazzante per Ricci e soci, non capiamo l’ostinazione
della destra assisana.
Inutile appellarsi ai risultati
elettorali, inutile premere sull’opinione pubblica agitando lo spauracchio del
blocco dell’attività amministrativa.
Una sola mossa per tornare a
governare come è giusto che sia per chi ha vinto le elezioni: nominare una
donna nella giunta (anche se sarebbe davvero poco data la sensibilità e il
migliore approccio alla politica delle stesse…).