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Il Blog di Rifondazione Comunista di Assisi


sabato 21 dicembre 2013

Mozione contro la trasformazione della E45 in autostrada


Rifondazione Comunista propone al Consiglio Comunale di discutere ed approvare il seguente ordine del giorno per far partire anche da Assisi un forte segnale contro lo sperpero di denaro pubblico che a breve trasformerà la E45 in autostrada. 
Una risoluzione trasversale, nel senso positivo del termine, che dovrebbe essere approvata da tutto il consesso cittadino perchè ragionevole e giusta contro una decisione presa ancora una volta sulle spalle dei cittadini senza nessun minimo sondaggio sul territorio e senza rispetto per le comunità che ne verranno colpite.
Ecco nel dettaglio il dispositivo che proponiamo:

Il Consiglio Comunale di ASSISI


Considerato che:

- recentemente il CIPE ha dato il via libera alla trasformazione della E 45 in Autostrada;

- questa decisione è avvenuta senza una consultazione con le comunità locali e con i territori attraversati da questa grande opera.

Preso atto che:

- si ripropone il già fallimentare schema del rilancio dell'economia attraverso la cementificazione del territorio che è di fatto già fallito nella nostra regione ed è all'origine dell'attuale crisi produttiva;

- con la promessa dell'Autostrada si rinvia la più che necessaria messa in sicurezza della E 45 con il relativo impiego di nuovi posti di lavoro;

- l'autostrada una volta costruita porterà con se gravi danni ambientali comportando un elevato consumo di suolo, per la realizzazione delle aree libere attraversate o adiacenti alle infrastrutture d’accesso, connesse e complementari;

- i flussi di traffico attuali e futuri che interessano la E-45 non giustificano in alcun modo la costruzione di un’altra autostrada che sarebbe inutile perché costituirebbe di fatto un doppione di quelle esistenti con il rischio di un aumento generalizzato del traffico interno e degli incidenti stradali;

- questa grande opera costituisce un enorme spreco di denaro pubblico che potrebbe essere meglio impiegato sia per il potenziamento del trasporto pubblico locale a partire da una moderna rete ferroviaria, sia per la manutenzione delle strade già esistenti nel territorio per realizzare - in funzione anticongiunturale - interventi adeguati per rilanciare l'economia locale nel rispetto dell'ambiente;



Rilevato che la conseguente imposizione del pedaggio:

- costituirebbe, di fatto, un'altra pesantissima tassa scaricata sui cittadini, sui lavoratori e sugli artigiani del trasporto;

- isolerebbe ancora di più la Regione Umbria attraversata da un traffico, determinato in grandissima parte dalla gratuità dell'arteria Orte-Ravenna, che inizierebbe a spostarsi, inevitabilmente sulla A1;

- si verrebbe a costituire un flusso di traffico notevolissimo sulle arterie provinciali e comunali con un sensibile peggioramento della qualità della vita, un corposo aumento di spesa per la manutenzione (già scarsissima) realizzando l'ennesima manovra a danni della collettività e a favore delle lobbies delle grandi opere e dei gestori-esattori del nuovo servizio, nel mentre la fine della realizzazione della Perugia-Ancona viene per l'ennesima volta posticipata;

Sostiene:

- la ferma opposizione alla trasformazione della E 45 in Autostrada

Chiede al Governo:

- di utilizzare le ingenti risorse previste per l'opera per mettere in sicurezza immediatamente l'E45.



martedì 19 novembre 2013

IX CONGRESSO DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA


Si stanno svolgendo in questi giorni i congressi locali del Partito della Rifondazione Comunista.
Un Partito colpito dall'esito delle elezioni politiche dello scorso febbraio ma ancora vivo e propositivo, con migliaia di militanti sparsi in tutto il territorio nazionale che si stanno confrontando sul come far uscire dal pantano non solo il PRC ma tutta la Sinistra italiana, schiacciata dai populismi e dalle tentazioni leaderistiche da una parte e dalla disaffezione alla res pubblica dall'altra.
Le mozioni in campo sono tre:
http://www2.rifondazione.it/primapagina/?page_id=7870 con questo link si può accedere ai tre documenti congressuali.

I risultati parziali ed in divenire del IX congresso possono essere consultati presso i seguenti link:



Entro fine novembre dovranno svolgersi i Congressi Provinciali per poi arrivare al Congresso Nazionale che quest'anno sarà celebrato nella nostra Umbria, presso il centro congressi 4 Torri di Corciano il 6, il 7 e l'8 dicembre.
Anche ad Assisi si è tenuto il congresso che ha avuto come esito la vittoria all'unanimità della prima mozione congressuale (8 voti).
Nelle prossime settimane verrà eletto il consiglio direttivo del Circolo e il Segretario/a che avrà l'arduo compito di rilanciare il PRC anche in vista delle prossime scadenze elettorali e delle prossime, importantissime, elezioni amministrative di Assisi.


lunedì 7 ottobre 2013

Costituzione: la via Maestra, 12 ottobre a Roma


Al perdurare della crisi economica, sociale e politica del nostro paese tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti e il futuro dell'Italia devono interrogarsi su come poter uscire fuori da questo sconfortante pantano.
Molte personalità della nostra società si sono chieste quale può essere il faro che può indicare la via giusta da intraprendere e la risposta è stata una: la Costituzione della Repubblica Italiana, una delle più moderne e belle del mondo.
Ripartire dalla Costituzione non significa essere dei conservatori o dei nostalgici. 
La nostra Costituzione non solo è attuale ma ha in sé tutti gli anticorpi per superare questa situazione di crisi permanente in cui siamo invischiati tutti noi.
Tutti coloro i quali, strumentalmente e per interessi personali e giochi di potere, stanno cercando di spacciare la nostra Costituzione come un freno all'economia e che continuamente dipingono le Istituzioni come orpelli inutili e corrotti sono gli stessi che vogliono farci credere che la crisi si superi con le medesime ricette che l'hanno provocata e che vuol convincerci che le sofferenze delle famiglie e dei lavoratori siano un passaggio obbligato per avere benessere.
Nascono così governi che fanno dei diktat delle banche e dei poteri finanziari il loro unico scopo come se fosse ormai deciso il definitivo tramonto della stagione della democrazia e che si sia entrati nell’epoca delle decisioni ineludibili basate sulla tecnocrazia sfrenatamente neoliberista.
Difendere la Costituzione non vuol dire essere legati ad un passato ormai remoto, ma significa e significherà rilanciare la sua ratio e applicarla appieno per un futuro più giusto che vada incontro alle vere esigenze dei cittadini: solidarietà, lotta alla corruzione, dignità del lavoro.
Come dimostrano le vittorie ottenute nei referendum sui beni comuni, i princìpi della Costituzione sono ben saldi nella società civile e in alcune parti politiche del nostro paese. Non è dunque vero che sia tutto immobile o che la via verso uno svuotamento della nostra storia sia definitiva.
È vero che le forze che si richiamano a questi ideali, tutt’altro che marginali, sono slegate tra loro e si muovono in maniera sfilacciata ed inconcludente.
Da tutte queste considerazioni Don Luigi Ciotti, Lorenza Carlassare, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky hanno deciso di concepire un appello a cui migliaia di persone stanno rispondendo positivamente e che culmineranno sabato 12 ottobre in una Manifestazione nazionale a Roma che si chiamerà “Costituzione: la Via Maestra”.
Il Partito della Rifondazione Comunista di Assisi ha ovviamente aderito e partirà alla volta della capitale per manifestare la propria convinta partecipazione all’evento.
Chiunque volesse aderire partendo dal luogo più consono alle proprie esigenze può chiamare i numeri di telefono che troverete qui di seguito:
·        Pullman n.1 ore 10,00 parcheggio MiniMetrò Pian di Massiano Perugia   telefonare al 347/5745234;
·        Pullman n.2 ore 9,00 parcheggio stadio Città di Castello – ore 9,30 parcheggio Coop Umbertide – ore 10,00 parcheggio mercato Ponte San Giovanni – ore 10,30 parcheggio metano Marsciano – ore 10,45 parcheggio Ip Todi telefonare al 329/4403017;
·        Pullman n.3 ore parcheggio ore 9,30 Coop Gubbio – ore 10,00 piazza del mercato Gualdo Tadino – ore 10,45 parcheggio Cgil Foligno – ore 11,15 hotel Agip Spoleto telefonare al 333/7190702;
·        Pullman n.4 ore 9,30 piazzone Magione – ore 9,45 ex Sai Passignano – ore 10,00 ex Volante In Tuoro telefonare al 348/2868062.

lunedì 9 settembre 2013

Ordine del giorno contro la guerra in Siria



Il Circolo PRC "Peppino Impastato" di Assisi propone al consiglio comunale di Assisi il seguente ordine del giorno:

 CONTRO LA GUERRA IN SIRIA
IL CONSIGLIO COMUNALE DI ASSISI


Premesso che:



l’art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, ripetutamente calpestato, recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”;
la crisi economica ha acuito i contrasti accentuando la lotta per il controllo delle materie prime, dei mercati e delle zone d’influenza strategiche e la guerra commerciale si appresta a diventare guerra militare.

Considerato che:

risultano di dubbia fondatezza le argomentazioni utilizzate in queste ore dal governo USA e della Gran Bretagna per giustificare un intervento armato: in merito all’utilizzo di armi chimiche e di distruzione dei massa da parte del regime di Assad, le dichiarazioni rese da Carla del Ponte, membro della commissione d’indagine sulla violazione dei diritti umani in Siria, non lasciano infatti dubbi. Alla televisione svizzera il magistrato ha dichiarato che “È evidente che il sarin, un gas nervino paralizzante, è stato usato dai guerriglieri dell’opposizione”, sottolineando come “La commissione d’esperti non ha trovato prove che le truppe governative abbiano usato armi chimiche”;
dai satelliti russi invece sono state rilevate le foto, consegnate alle Nazioni Unite, che testimoniano il lancio di missili armati con testate chimiche da parte dei ribelli che si oppongono al regime, vicini alle organizzazioni estremistiche islamiche e ad Al Quaeda.
L’attuale tragica situazione in Siria è anche il prodotto della violazione dell’embargo sulle armi operato dai Paesi produttori a cominciare dall’Italia che risulta essere il primo Paese europeo venditore di armi alla Siria;

Consapevole che:

alla base delle proteste popolari in Siria forte impatto hanno avuto le politiche liberiste in economia adottate dal 2005 dal governo siriano. Queste hanno prodotto un aumento della polarizzazione sociale, la crescita dell’emarginazione nelle periferie di Damasco e il peggioramento delle condizioni di vita della popolazione. Ma la legittima, anche intransigente, domanda di progresso sociale ed economico, di giustizia, di lotta contro sistema nepotista e autoritario del regime di Assad, non può essere confusa con il sostegno alle politiche populiste e terroristiche di chi progetta di insediare in Siria un grande emirato su base islamico estremistica.

Allarmato:

dal precipitare della situazione con il rischio che una vera e propria aggressione alla Siria inneschi un conflitto globale, con il coinvolgimento di Israele, Turchia Iran, con coinvolgimento anche del nostro Paese, che potrebbe, anche senza il mandato ONU, diventare territorio per le azioni militari e quindi conseguentemente bersaglio.
Ricordando inoltre che il nostro Paese è impegnato con 1200 militari nella missione Unifil in Libano in funzione di cuscinetto tra Israele ed Hezbollah e che l’attacco alla Siria, avendo gravi conseguenze anche sul Libano, rischia di coinvolgere direttamente il nostro contingente in probabili scontri armati o ritorsioni .Sullo sfondo restano insoluti da tempo questione decisive per quest’area come il diritto del popolo palestinese alla propria terra e il diritto del popolo Kurdo al riconoscimento di un proprio status.
Esprime:

l’assoluta contrarietà all'intervento militare in Siria e chiede il rispetto da parte del Governo italiano dell’art. 11 della Costituzione, sollecitando l’assunzione di misure che evitino il coinvolgimento sul piano militare e logistico del nostro territorio, compreso il divieto di sorvolo e di movimentazione di merci, soldati, armamenti, nonché il divieto di utilizzo della basi militari Nato e Usa presenti nel nostro territorio per azioni militari e di supporto alla guerra in Siria 

Dà mandato alla Giunta 

nel rispetto dei valori di pace, di ripudio della guerra, del diritto alla sovranità nazionale e dei popoli, di intervenire presso il Governo Italiano affinché si pronunci contro la guerra in modo chiaro e si faccia promotore di una azione internazionale politico-diplomatica per favorire una soluzione negoziata del conflitto, a partire da un forte intervento umanitario a sostegno delle popolazioni che necessitano di generi alimentari, di cure mediche, di alloggi, di scolarizzazione, di assistenza agli anziani.


Domenica referendaria








Continua anche ad Assisi la raccolta firme per la campagna referendaria " Cambiamo noi " sostenuta localmente dal Circolo Bellaciao di Sinistra Ecologia Libertà, dal Circolo Peppino Impastato del Partito della Rifondazione Comunista e dalla Lista civica Buongiorno Assisi. Il prossimo appuntamento per poter firmare i cinque referendum è domenica 8 settembre 2013, dalle 10,30 alle 13, in piazza del Comune.

Mentre gran parte della politica e i partiti che sostengono il governo Letta sono immobili e paralizzati, noi ci muoviamo. Praticando e attivando la vita democratica di un Paese che non ha quasi mai avuto riforme vere se non quelle che il popolo italiano spesso ha imposto con i referendum.

Pur sapendo bene che l'attenzione dei cittadini è concentrata giustamente sui temi della disastrosa crisi economica e sociale che sta devastando  il Paese  e che le priorità rimangono quelle del lavoro che non c'è, delle vecchie e nuove povertà che stanno aumentando sempre di più, del forte disagio giovanile di intere generazioni ormai senza futuro, riteniamo che le lotte per la giustizia sociale e quelle per ottenere più diritti civili debbano sempre restare in forte connessione.

Come nella migliore tradizione della sinistra.

I cinque quesiti referendari riguardano:

1-2) Immigrazione: abrogazione delle norme che ostacolano il lavoro e il soggiorno dei migranti. Per eliminare il reato di clandestinità, un reato aberrante che punisce una condizione anziché una condotta e per cancellare quelle leggi che incidono sulla clandestinizzazione e precarizzazione dei lavoratori migranti. 

3) Divorzio breve: per togliere i tre anni di separazione obbligatoria prima di ottenere il divorzio. Vogliamo che si diminuisca il carico sociale e giudiziario che grava sui cittadini e sui tribunali in termini di costi e durata dei procedimenti.

4) Libertà di scelta nella destinazione dell’otto per mille: per restituire ai cittadini l'effettiva possibilità di decidere. La quota relativa alle scelte non espresse sull’8xMille (attualmente più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno, ridistribuita alle confessioni religiose) deve rimanere in capo al bilancio generale dello Stato a sostegno del lavoro e dell’economia.

5) Niente carcere per fatti di lieve entità della normativa sugli stupefacenti: per eliminare quelle norme che riempiono le carceri di consumatori. Vogliamo - essendo impossibile una vera legalizzazione, a causa di convenzioni internazionali stipulate dall’Italia - che sia evitata la pena detentiva per fatti di modesta entità, mentre resterebbe la sanzione penale pecuniaria.

Ad Assisi si può firmare anche in comune (orari ufficio: 8-14 dal lunedi al venerdi; nel pomeriggio di martedi e giovedi dalle 15 alle 18).
A santa Maria degli Angeli presso la delegazione comunale (orari ufficio: 8,30-12,30 dal lunedi al venerdi; nel pomeriggio di martedi e giovedi dalle 15,30 alle 17,30)

Ulteriori informazioni sui sito web:

venerdì 16 agosto 2013

In merito al PRG di Assisi...



Minacciare continuamente il ricorso alla querela non servirà al sindaco a spaventare coloro che legittimamente cercano di tutelare e quanto meno di informare la cittadinanza su di un argomento così importante come il piano regolatore.
Detto poi da chi aveva stigmatizzato il ricorso (legittimo) fatto dalle opposizioni sulle quote di genere ritenendolo uno spostamento della battaglia politica nelle aule giudiziarie (refrain tanto caro al caudillo di arcore, capo di Ricci & c., che in questi giorni pare avere avuto finalmente ciò che si merita), la minaccia suona ancora più abnorme.
Il movimento 5 stelle con la sua ottima interpellanza parlamentare non ha fatto altro che cercare di portare a livello nazionale quello che molti cittadini di Assisi ormai da mesi si chiedono.
I numerosi comitati, sorti ad Assisi e nelle frazioni, in difesa del territorio non sono piovuti da marte ma evidentemente nascono da cittadini che sentono che qualcosa non va o comunque cercano di vigilare affinchè tutto sia fatto nella massima correttezza e trasparenza.
Ruolo che hanno anche i Partiti e i Movimenti politici.

Noi di Rifondazione Comunista di Assisi da sempre siamo attenti su questi temi e sempre appoggeremo tutti quei Movimenti e partiti che hanno in comune con noi più di una battaglia, sul piano ambientale, sullo sfruttamento del territorio, sui rifiuti zero (abbiamo fatto una raccolta firme in queste settimane) e sui diritti civili e siamo pertanto disposti a collaborare con chiunque abbia a cuore, come noi, l’interesse della cittadinanza.

martedì 9 luglio 2013

Mozione per i precari della scuola


Proponiamo al consiglio comunale la seguente mozione

Considerato che

  • davanti al TAR del Lazio è pendente un ricorso contro il provvedimento di determinazione degli organici del personale scolastico per l'a.s. 2011/2012;
  • il TAR del Lazio ha già accolto i ricorsi proposti da genitori, docenti e da alcuni Enti locali (Provincia di Roma, Provincia Vibo Valentia, Comune di Fiesole, Imola, ecc.) per i tagli agli organici relativi agli aa.ss. 2009-10 2010-11; le sentenze del TAR sono state confermate dal Consiglio di Stato con decisione  del 30 luglio 2011 che ha pertanto stabilito che l’allora Ministra Gelmini ha proceduto in modo illegittimo, omettendo anzitutto l'acquisizione del parere obbligatorio  della Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali;
  • con analogo procedimento illegittimo la Gelmini ha provveduto anche per i tagli agli organici relativi all'a.s. 2011-12, disponendo detti tagli sulla base di uno schema di decreto interministeriale, mentre avrebbe dovuto adottare un formale decreto, dopo aver acquisito il parere della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti Locali;
  • dopo la suddetta decisione del Consiglio di Stato e quando già i tagli erano stati effettuati,   con tutti i conseguenti effetti negativi per la scuola, l’allora Ministra Gelmini ha chiesto alla Conferenza Unificata il prescritto  parere. La Conferenza Unificata ha espresso un parere negativo, sollecitando però  l'avvio di un tavolo di confronto “ai fini di pervenire ad una proposta concerta”. È evidente però che  la ex Ministra Gelmini aveva chiesto  il parere della Conferenza Unificata al solo scopo di “sanare “ formalmente i tagli che aveva già effettuato in modo illegittimo; di conseguenza non ha tenuto conto di tale proposta istruttoria della Conferenza Unificata ed ha proceduto a formalizzare il decreto interministeriale che, secondo le norme vigenti, avrebbe dovuto adottare prima di effettuare i tagli;

ritenuto che il comportamento  della ex Ministra Gelmini - che ha vanificato il ruolo della Conferenza Unificata, riducendo  l'acquisizione del parere  della Conferenza stessa ad  un  mero adempimento formale di nessuna rilevanza - sia di particolare gravità, sotto il profilo giuridico e politico;
rilevato che la determinazione degli organici 2011-12  è stata effettuata, di fatto, addirittura sei mesi prima  della formale adozione del decreto di determinazione dei relativi criteri;

Tutto ciò valutato, il Consiglio

impegna la Giunta a costituirsi ad adiuvandum nel giudizio pendente davanti al TAR del Lazio contro il provvedimento di determinazione degli organici del personale scolastico per l'a.s. 2011/2012, al fine sia di salvaguardare il ruolo istituzionale delle Regioni e degli Enti Locali , palesemente vanificato dal comportamento della ex Ministra Gelmini, sia di impedire il consolidamento dei tagli agli organici del personale della scuola, che stanno compromettendo la funzionalità e la stessa funzione costituzionale del sistema scolastico.


giovedì 4 luglio 2013

Il pifferaio magico




Le cahiers de doléances sull'operato della giunta Ricci si arricchisce di un nuovo capitolo: il ritiro della candidatura congiunta con Perugia a città europea 2019 di Assisi in quanto il regolamento internazionale per la scelta del luogo deputato prevede che si possa candidare una sola città.
Quando in consiglio comunale, più volte, lo ribadivamo insieme ai nostri rappresentanti Carlo Cianetti e Paolo Marcucci ci si diceva che eravamo strumentali, che facevamo demagogia, che non volevamo il bene della città.
Come sulle quote rosa, come sull'Imu, come sulla questione della piazza di S.Francesco sul Puc e sul Prg.
Noi i cattivi, loro i buoni.
Sempre e comunque.
La verità è che di strumentale c'è solo il piffero che Ricci e i suoi accoliti suonano ai cittadini assisiati da anni. 
A colpi di osservazioni, incarichi, scaricando sempre e solo la colpa, quando qualcosa non va, sulle scelte del governo e della spending rewiew (comunque logica conseguenza delle politiche di austerity elaborate da parti politiche a loro più che vicine...).
Ora questo nuovo smacco viene dipinto come un piccolo incidente di percorso mentre il vero risultato che si voleva conseguire è stato ottenuto: avere un (falso) fiore all'occhiello durante la campagna elettorale.
Bene così pifferaio, continua a suonare!



giovedì 27 giugno 2013

Le giuste battaglie si combattono sempre


di Franco Cesario

Che il Tar dell’Umbria abbia accettato o meno il ricorso (non tenendo conto della sentenza del Tar del Lazio che da molti è considerato come un tribunale che fa giurisprudenza nazionale più di altri) fatto per far si che fossero rispettate le quote di genere nella composizione della giunta del comune di Assisi, la battaglia affrontata in questi mesi è stata una lotta importante e dirimente, ideologica nel senso puro del termine ma non strumentale e di questo ogni cittadino democratico e progressista ne è convinto.
Ce lo dice la storia del nostro paese, fatta di abusi e soprusi nei confronti delle donne, di continue umiliazioni sul posto di lavoro e ce lo dice anche il perdurare della loro marginalizzazione nei posti di potere sia pubblici che privati.
Un dato di fatto, però, esiste: la legge n. 215 del 26 dicembre 2012 (su cui si basa tra l’altro una delle motivazioni principali con cui il Tar ha respinto il ricorso).
Essa stabilisce, tra le altre cose, un termine di 6 mesi per adeguare gli statuti comunali in modo che essi garantiscano una adeguata quota di genere nelle giunte e negli organismi delle partecipate del comune fino ad arrivare ad percentuale minima di 60 e 40: questo termine perentorio scadeva ieri 26 giugno 2013.
Il comune di Assisi, la sua amministrazione così solerte e ligia alle leggi, seppur impegnata a risolvere tutti i casi che si presentano nel territorio, ha adempiuto a questo obbligo di legge?

Crediamo proprio di no e questo conferma il totale disinteresse della giunta alle questioni di genere e conferma che la nostra battaglia era e continua ad essere più che fondata.

martedì 25 giugno 2013

Il sultano è nudo


di Dino Greco
Dunque il Tribunale di Milano non ha ritenuto credibile che Berlusconi – telefonando nottetempo in una caserma del capoluogo lombardo – volesse semplicemente scansare all’Italia un incidente diplomatico con l’Egitto per avere mancato di riguardo a quella che l’ex premier spacciava per la nipote di Mubarak; non ha creduto altresì – a differenza della maggioranza parlamentare della scorsa legislatura – che lo stesso ex premier fosse convinto di questa colossale bufala; non si è bevuto le menzogne prezzolate di karima “Ruby” el Mahroug e delle “Olgettine” sfilate davanti ai giudici per contraddire tutto quanto le intercettazioni avevano registrato dei loro più che eloquenti colloqui privati . Concussione e prostituzione minorile conclamate, dunque, per sette anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sarà anche solo il primo grado di giudizio, ma è un colpo da fare stramazzare un cavallo, perchè si salda alla condanna a cinque anni confermata in appello  dai giudici del processo Mediaset e precede prossimi non meno rilevanti appuntamenti giudiziari, a partire da quello di Napoli per corruzione e compravendita di parlamentari.
Benché la cosa non stupisca neppure più, considerando quale verminaio sia diventata la Destra del nostro Paese, destano ugualmente raccapriccio le reazioni di compari, famigli, corifei allevati alla corte del Sultano che ora strepitano come ossessi cianciando di “democrazia oltraggiata” (Malan), di processo politico che “neppure avrebbe dovuto essere celebrato” (Santanché).  Ma la cosa più grave (e davvero intollerabile) l’ha vomitata il piduista Fabrizio Cicchitto (tessera 2232 della loggia del venerabile Maestro Licio Gelli) che ha commentato il giudizio dei magistrati come una “sentenza da Tribunale speciale”. Cicchitto sa cosa fu il Tribunale speciale, sa quale fosse il regime che ignobilmente serviva e sa chi e come e perché dovesse perseguitare. Paragonare il feudatario di Arcore agli uomini e alle donne caduti sotto i colpi del fascismo è una porcheria che bisognerebbe fargli ingoiare insieme ai denti. Ma lui non se ne cura, neppure per decenza, così la lingua va via sciolta. Il megafono del Capo parla oscuramente del “complotto editoriale-finanziario” che avrebbe guidato la mano dei giudici, “criminalizzando insieme a Berlusconi nove milioni di italiani”. Parla di “anomalia dell’italia rispetto al resto d’Europa”, non rendendosi conto che è proprio Berlusconi “l’anomalia” che fa del nostro paese un “unicum” in Europa.
Ora tutti si interrogano sulle conseguenze politiche della sentenza. Berlusconi farà saltare il governo oppure tirerà dritto sperando di convincere il Pd ad una soluzione (sempre meno immaginabile) che lo tiri fuori dai guai. Certo è che se la tesi dei “falchi ” dovesse prevalere e il Pdl aprisse la crisi, vorrebbe dire che il Pd è davvero baciato da una immeritata fortuna e che gli si offrirebbe una doppia chance: quella di chiudere l’alleanza con la destra e di riconsiderare la propria politica di alleanze, tornando a guardare verso il gruppone grillino per provare a tirar fuori qualcosa di decente. Ma per dare corpo a questa ipotesi, non del tutto peregrina, bisognerebbe avere in testa un’altra politica, un’altra linea, diverse da quelle a cui i Democrat hanno immolato la propria sorte.

venerdì 21 giugno 2013

I firmatari del ricorso sulle quote di genere: ricorreremo al Consiglio di Stato.




Ospitiamo un comunicato dei firmatari del ricorso per le quote di genere contro il Comune di Assisi:

Una cosa è certa: ricorreremo al Consiglio di Stato. Ieri, 20 giugno, è stata depositata la sentenza relativa al secondo ricorso sulle quote rosa nella giunta del Comune di Assisi. Una sentenza che lascia interdetti, dal momento che il Tar dell’Umbria ha adottato un provvedimento in totale controtendenza con la giurisprudenza e la legislazione più recente.

Un provvedimento che stride fortemente, per di più, con quanto deciso recentemente dal Tar del Lazio che, bocciando la giunta di Civitavecchia, ha messo in guardia presidenti di regione e sindaci, sostenendo che per rispettare la parità non basta avere una donna, ma serve almeno il 40 per cento di donne nell’esecutivo. E questo indipendentemente da ciò che dice lo Statuto regionale o del comune. Una posizione rafforzata ulteriormente anche dall’entrata in vigore del Dpr 251 del 30 novembre 2012, a cui va riconosciuta una portata chiarificatrice e che ha esteso il discorso sulle quote rosa anche alle liste elettorali e alle società partecipate dal pubblico.

Evidentemente il Tar dell’Umbria non ha ritenuto doveroso tenere conto delle scelte in materia di pari opportunità che si stanno ormai diffondendo a macchia d’olio in Italia, nazione che deve recuperare un grande ritardo in tema di parità. Ha preferito continuare a ritenere che la politica sia un ambito destinato all’azione dei soli uomini, mentre le donne devono continuare ad accontentarsi esclusivamente della promozione di fumose iniziative che tendono al riequilibrio di genere.

Sembra incredibile, ma la sentenza del Tar dell’Umbria non considera “obbligatori” elementari principi di matrice costituzionale e comunitaria che, oltre a essere posti a tutela delle donne, garantiscono alle città organi di governo che rappresentino adeguatamente la sensibilità della cittadinanza, composta come noto da donne e uomini. Si arriva a teorizzare che la politica non debba premiare il merito e le capacità, ma altri imprescrutabili fattori.

Il Tar dell’Umbria, con questa sentenza, è riuscito solamente ad avallare il grado di arretratezza di chi, a destra come a sinistra - e nel nostro caso il sindaco di centrodestra Claudio Ricci - ancora mette in dubbio che una donna possa avere capacità dirigenziali e organizzative pari o superiori a quelle di un uomo.

Poiché siamo convinti che la battaglia per la rappresentanza di genere paritaria sia una battaglia di democrazia che tutte le donne e tutti gli uomini delle istituzioni devono combattere insieme, al di là di ogni appartenenza politica, non riuscendo a far valere i nostri più elementari diritti nella nostra regione, usciremo dunque dai confini dell’Umbria per avere giustizia.



I firmatari del ricorso

#OccupyBrazil



Di Domenico Musella
Di neoliberismo si muore. Di ingiustizia si muore. Di neoliberismo e di ingiustizia (strettamente correlati) si protesta.
Come in Grecia, come in Spagna, come in Turchia, come un po’ ovunque, la gente del Brasile è stremata e scende in piazza. Anche se la stampa tende a circoscrivere e relativizzare i motivi, è l’intero sistema politico-economico-sociale che mostra sempre più palesemente il suo fallimento e che è messo in discussione da questi continui sommovimenti che avvengono nel mondo a catena, come i tasselli cadono l’uno dopo l’altro nel gioco del domino.
Centinaia di migliaia di persone (almeno 250mila secondo gli organizzatori) hanno invaso le strade di numerose città e località del Paese, già da martedì della scorsa settimana ma con un picco, finora, avvenuto lunedì 17.
 Il giorno in cui Rio de Janeiro e San Paolo, le principali metropoli, e un’altra decina di grandi città hanno visto immense manifestazioni pacifiche, e a Brasilia un gruppo di manifestanti ha preso d’assalto il Palazzo del Congresso Nazionale (il Parlamento) occupando la cupola dell’edificio. Anche altre sedi di governo locali sono state temporaneamente occupate, mentre gli incendi e i danni ai negozi sono stati relativamente pochi. La composizione della gente scesa in piazza è eterogenea, come in molte di queste ultime proteste in tutto il mondo. Il malcontento e l’indignazione sono trasversali e generalizzati, è complicato etichettarli. Si scende in strada per i diritti fondamentali, per la dignità. Si scende per tutti, e con tutti: studenti e pensionati, lavoratori e disoccupati, utenti degli autobus come automobilisti. Ancora una volta, la repressione è stata la principale arma che le autorità hanno trovato per rispondere al malcontento popolare, che invece nasce disarmato e nonviolento. Diverse centinaia sono i feriti negli scontri che proseguono anche in queste ore, un centinaio gli arresti. Da parte di polizia militare e truppe choque (“d’assalto”), spesso nervose e testarde, si è fatto largo uso di proiettili di gomma, spray urticanti e gas lacrimogeni.  Diretti ai manifestanti, ai giornalisti, ma anche a passanti o ciclisti non coinvolti nella protesta. Questo soprattutto a San Paolo, dove il Ministero della Giustizia sta conducendo un’inchiesta sull’eccessiva violenza utilizzata dalle forze dell’ordine. In un interessante videoreportage di TvFolha, la web tv del quotidiano Folha de São Paulo, viene denunciata la brutalità della polizia nella metropoli brasiliana, in particolare nelle giornate di martedì e giovedì scorso, sentendo anche le voci di alcuni protagonisti, come una giornalista della stessa testata colpita all’occhio da una pallottola di gomma. Ma come mai, è legittimo chiedersi, Paesi come il Brasile (e la Turchia) sono teatri di contestazione, proprio quando cominciano ad affacciarsi tra le grandi potenze mondiali, e registrano successi nella loro crescita economica?
La risposta è insita nella domanda. Gli squilibri che portano alle rivolte non avvengono nonostante la crescita economica, ma proprio a causa di essa. È lo stesso paradigma del neoliberismo, verso cui anche i cosiddetti “Paesi in via di sviluppo” si rivolgono, che non regge più. La popolazione sta vivendo sulla propria pelle le conseguenze del considerare come fine unico la “ricchezza”, peraltro concentrata nelle mani di pochi e mai distribuita, e dell’accettare che per perseguirla ogni mezzo sia buono, non importa che questo leda i diritti, cacci le persone dalle proprie case, metta a rischio le minoranze…  
Certo, per mobilitare le grandi masse servono le contraddizioni estreme e palesi, le gocce che fanno traboccare i vasi. Il Brasile ne ha avute di recente due in particolare, aldilà della crisi globale, per far scendere in piazza folle che non si vedevano da 20 anni (nel 1992 la popolazione verdeoro protestò in tutto il Paese contro il governo corrotto di Fernando Collor de Mello e lo mandò a casa). Da un lato, laumento delle tariffe di un servizio di  trasporti inefficiente, ennesimo caso in cui si cercano nelle tasche dei cittadini i soldi non investiti dalle amministrazioni per i servizi di base. In particolare, nella metropoli di San Paolo il prezzo del biglietto degli autobus, ha visto un ennesimo rincaro da 3 réis a 3 réis e 20. Dall’altro lato, a fronte del mancato investimento in servizi essenziali, ci sono i miliardi spesi per organizzare dei grandi eventi sportivi. Stiamo parlando della Confederations Cup in corso in questi giorni, dei Mondiali di calcio del 2014 e dei Giochi Olimpici del 2016 (qualche giorno fa vi abbiamo segnalato questa intervista al disegnatore Carlos Latuff sulla speculazione immobiliare legata a tali eventi). Immaginate cosa significhi per un brasiliano essere costretto a protestare contro delle kermesse del calcio mondiale: la situazione deve essere davvero estrema.
Não é por vinte centavos, é por direitos (“Non è per i 20 centesimi, è per i diritti”) è lo slogan letto e ascoltato a San Paolo e nelle piazze brasiliane. Questo perché innanzitutto sono ben altre le cifre in discussione (33 miliardi di réis per la Confederations Cup, 26 per le Olimpiadi, 50 quelli che se ne vanno in corruzione, mentre il salario minimo è di 678 réis). Ed inoltre perché la protesta riguarda la dignità della popolazione, riguarda la sacrosanta pretesa di veder spesi i soldi dello Stato prima di tutto per i diritti essenziali che mancano, facendo posizionare il Brasile 85° nel ranking dellIndice di Sviluppo Umano (ISU), molto indietro rispetto ad altri Paesi dellarea.
In Brasile (ma non solo) la linea continua a essere l’inseguimento di “grandi” eventi e “grandi” opere che tuttavia, oltre ad un’enorme allucinazione collettiva e a un effimero guadagno d’immagine creano vantaggi solo per piccoli (anzi, piccolissimi) gruppi di persone, quelle che meno avrebbero bisogno di essere aiutate, oltre che danni. In un video che sta circolando molto nella rete, la regista brasiliana Carla Dauden, trapiantata negli Usa, spiega perché è necessario boicottare i Mondiali del 2014:
Tanti sono i conflitti aperti in Brasile in questo momento.
La questione dei popoli indigeni. Appena lo scorso anno i nativi occupavano le sale del Parlamento, oggi scendono di nuovo in strada. Le diverse popolazioni originarie che convivono in Brasile sono minacciate da grossi progetti distruttivi, come l’enorme diga sul fiume Xingu destinata ad alimentare la centrale idroelettrica di Belo Monte (nello Stato settentionale del Parà). Il governo federale, oltre a dare il via libera a tali progetti, cerca in tutti i modi di disporre delle terre che appartengono agli indigeni.
Laccesso a sanità e istruzione. L’analfabetismo raggiunge vette simili a quelle di Bolivia e Paraguay (i Paesi più poveri dell’America Latina): circa il 10% (i semi-analfabeti sono attorno al 20%). Il sistema scolastico pubblico è uno dei peggiori del mondo, così come quello sanitario, assolutamente insufficiente ai bisogni della popolazione in molte zone del Paese. In questi settori, basilari, è netta la disuguaglianza sociale: chi ha i soldi accede a scuole private o può stipulare polizze sanitarie, mentre la stragrande maggioranza delle persone, con reditti bassissimi o medio-bassi, ha pochissime garanzie.
Il diritto alla casa è fortemente leso, complice una devastante speculazione immobiliare che favorisce le grandi imprese e chi una casa può permettersela. Tutto ciò si è aggravato negli ultimi tempi, soprattutto nelle zone periferiche, nei quartieri a maggioranza nativa e nelle favelas: i terreni sono espropriati, gli inquilini sfrattati e le case abbattute (senza assistenza o soluzioni alternative) per far spazio agli impianti sportivi e alle megastrutture di Mondiali e Olimpiadi. Ubi grande opera, gente povera cessat.
Sommiamo a tutto questo i problemi relativi al trasporto pubblico inefficiente, alla criminalità, alla diffusa povertà, alla corruzione dilagante. Un mix esplosivo che, con la crescente inflazione e la crisi globale, costituisce il retroterra delle dimostrazioni di questi giorni (a tal proposito è ‘interessante larticolo di Peter Storm su ROARmag).
Dal canto suo la presidente Dilma Rousseff, che come ricordiamo è membro del PT – Partito dos Trabalhadores(lo stesso del suo predecessore e ispiratore, lo stesso di Luiz Inácio Lula da Silva), in una dichiarazione pubblica ha riconosciuto la legittimità delle richieste dei manifestanti rispetto alle carenze del Paese, parlando di «vitalità della democrazia brasiliana» e di «Paese che con queste manifestazioni diventa più forte». Non esprimendosi, tuttavia, in merito alla repressione, né facendo passi indietro rispetto ai miliardi per i grandi eventi o alle grandi opere. Il capo di Stato (che ieri ha partecipato ad un vertice su #OccupyBrazil a San Paolo con il sindaco Haddad e l’ex presidente Lula) ha inoltre ribadito che il governo continua ad essere impegnato nel «cambiamento del Paese». Se le va dato atto che una parte della popolazione ha migliorato le condizioni di vita, andando al di sopra delle soglie di povertà, da quando Lula e poi la Rousseff sono al potere, è vero anche che finora lo sforzo non è stato all’altezza delle grandi aspettative. Le logiche di speculazione senza controllo e di repressione del dissenso sono rimaste. La socialdemocrazia si è dimostrata fallimentare nel suo non andare realmente oltre i meccanismi, superati, di questo sistema economico e sociale che da anni esprime le sue contraddizioni in America del Sud.
Per restare aggiornati sullevoluzione delle proteste, consigliamo di seguire il quotidiano Folha de São Paulo che ha anche unedizione in inglese ed una in spagnolo, le agenzie internazionali e le pagine facebook come World Riots 24h (con varie foto dal posto) e OccupyBrazil.
Su twitter si possono seguire, tra gli altri, gli hashtag #OccupyBrazil e #ChangeBrazil.


martedì 18 giugno 2013

Benvenuto compañero presidente Nicolás Maduro



Il Presidente della Repubblica  Bolivariana del Venezuela, arriva nel nostro Paese per assistere alla Conferenza della FAO dove riceverà un riconoscimento per la politica alimentaria del Venezuela nella sua lotta contro la fame. I risultati ottenuti dal processo di trasformazione condotto del governo bolivariano sono tangibili e riconosciuti a livello internazionale.
Il Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea dà il benvenuto a  Nicolás Maduro, Presidente eletto democraticamente in un processo elettorale riconosciuto dal mondo intero per la sua trasparenza e correttezza e che ha dovuto affrontare la violenta reazione di alcuni settori dell’opposione che non accettano la sconfitta e non vogliono riconoscere la volontà popolare che sceglie il cammino della Rivoluzione Bolivariana, tracciato dallo scomparso Comandante Hugo Chávez Frías.
Un cammino di liberazione costruito insieme ai processi rivoluzionari che realizzano i  governi socialisti dell’ALBA, basato sui principi di cooperazione solidale, complementare, ed egualitaria, antimperialista ed anticapitalista, che sta emancipando l‘intero continente dall’imperialismo e dai diktat del Fondo Monetario Internazionale.
In questa occasione inviamo un abbraccio al processo che vive la República Bolivariana del Venezuela e diciamo al suo popolo che in questa Italia colpita dal capitalismo selvaggio, la sinistra  anticapitalista mantiene alta la sua bandiera  di lotta per il socialismo.
Alziamo le nostre bandiere per salutare il compagno Presidente Nicolás Maduro da tutti gli angoli della nostra terra ed appoggiare il processo bolivariano, lottando per un’Italia ed un mondo con giustizia sociale.
Rifondazione Comunista, da sempre a fianco del processo rivoluzionario bolivariano sarà presente a Roma lunedì 17, alle ore 19,30 presso la “Sala delle carte geografiche” per portare il suo saluto al Presidente Maduro ed alla delegazione del governo bolivariano.
Viva la Rivoluzione Bolivariana !
Roma 14-6-2013
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Bienvenido  compañero presidente Nicolás mMduro
El Presidente de la República Bolivariana de Venezuela llega a nuestro país para asistir a la Conferencia  de la FAO, donde recibirá un reconocimiento por la política alimentaria de Venezuela en su lucha en contra del hambre. Los resultados logrados dentro del proceso de transformación guiado por el gobierno Bolivariano son  tangibles y reconocidos a nivel internacional.
El Partido de la Refundación Comunista – Izquierda Europea da su bienvenida a Nicolás Maduro, Presidente electo democráticamente, bajo un proceso eleccionario reconocido por el mundo entero  por su transparencia y rectitud y que ha tenido que enfrentar la violenta reacción de algunos sectores de la oposición que no se conforman con su derrota y que no quieren reconocer la voluntad popular que elige seguir el camino de la Revolución Bolivariana trazado por el fallecido Comandante Hugo Chávez Frías.
Un camino de liberación construido junto a los procesos revolucionarios que impulsan los gobiernos socialistas del ALBA, basado en los principios de cooperación solidaria, completaría, igualitaria, antiimperialista y anticapitalista que está emancipando el continente entero contra el imperialismo y los dictámenes del Fondo Monetario Internacional.
En esta ocasión enviamos un abrazo al proceso que vive la República Bolivariana de Venezuela y decimos a su pueblo que en esta Italia  lastimada hoy por el capitalismo salvaje, la izquierda anticapitalista mantiene alta su bandera de lucha por el socialismo.
Levantamos nuestras banderas para saludar al compañero Presidente Nicolás Maduro desde los más diversos rincones de nuestra tierra, y apoyar el proceso bolivariano luchando por una Italia y un mundo con justicia social.
Refundación Comunista, desde siempre al lado del proceso revolucionario bolivariano, se hará  presente en Roma, a las 19,30 en la “Sala delle carte geografiche” para llevar su saludo al Presidente Maduro y a la delegación del Gobierno Bolivariano.
Viva la revolucion bolivariana!
Roma 14-6-2013
Partido de la Refundacion Comunista – Izquierda europea


di Gennaro Carotenuto 

Il presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, ha ricevuto oggi alla FAO, a Roma, il riconoscimento assegnato al paese per i grandi avanzamenti nella lotta alla fame.

Rispetto ai governi neoliberali degli anni ’90, appoggiati dall’FMI, dagli USA e dalla grande stampa monopolista, la quota di venezuelani che patiscono la fame durante i governi di Hugo Chávez è crollata da quasi il 16% a poco più del 2%.
È significativo che tale riconoscimento venga concesso dalla FAO quando i media internazionali sono impegnati in una campagna di destabilizzazione che fa leva sulla presunta mancanza di prodotti di prima necessità. Nulla di nuovo: si tratta delle stesse campagne di aggiotaggio e diffamazione che colpivano il governo Allende in Cile.