Sentire ancora che la delibera 224, quella della vergogna di questa amministrazione comunale che proibisce il cosiddetto accattonaggio, venga attuata con così grande efficacia, fa veramente male.
Che esponenti di questa destra tra le peggiori d’Italia per voce dei suoi elementi più retrivi, credendosi paladini dell’ordine, pretendano la sua applicazione, è l’ennesimo scandalo e sconcerta più che mai. Essi credono che richiedere con solerzia l’intervento dell’autorità preposte procuri onore.
Assisi, città del Santo Poverello, diventa un caso nazionale e sale alla ribalta non per l’eccellenza nel turismo e per la cultura, come dovrebbe essere, ma per l’ideazione di una delibera così schifosa. Ciò ci crea un immenso dolore, sconcerto, preoccupazione.
E non ci venissero a parlare a sproposito di sicurezza. Le cose vanno chiamate con il loro nome: cattiveria sociale gratuita e spaventosa con chi chiede solamente di poter sopravvivere.
Recentemente abbiamo avuto la possibilità di poter stare alcuni giorni nel profondo nord, quello ricco e neo-leghista. Ebbene, nemmeno in questi luoghi dove il populismo ha ormai definitivamente attecchito nessuno ha il coraggio di impedire alle persone che cercano di sopravvivere di poter almeno mangiare. Molti mostrano una certa tolleranza che può essere espressa in vari modi.
L’amministrazione comunale e i suoi esponenti di destra invece pensano che Assisi sia una sorta di feudo medievale in cui è possibile far transitare l’idea che solo con la guerra al più povero di noi si possa stare meglio, mentre in verità tutto è fatto per buttare fumo negli occhi della cittadinanza per non far vedere i veri problemi della città.
Mai una parola sul rilancio del turismo, continuo degrado delle frazioni, nessuna iniziativa che possa dare lustro duraturo, mancanza di servizi di aggregazione sociale, ora anche il maldestro tentativo di distruggere l’ultima festa ancora sentita ad Assisi centro. È proprio vero, purtroppo: al peggio non c’è mai fine.
Che esponenti di questa destra tra le peggiori d’Italia per voce dei suoi elementi più retrivi, credendosi paladini dell’ordine, pretendano la sua applicazione, è l’ennesimo scandalo e sconcerta più che mai. Essi credono che richiedere con solerzia l’intervento dell’autorità preposte procuri onore.
Assisi, città del Santo Poverello, diventa un caso nazionale e sale alla ribalta non per l’eccellenza nel turismo e per la cultura, come dovrebbe essere, ma per l’ideazione di una delibera così schifosa. Ciò ci crea un immenso dolore, sconcerto, preoccupazione.
E non ci venissero a parlare a sproposito di sicurezza. Le cose vanno chiamate con il loro nome: cattiveria sociale gratuita e spaventosa con chi chiede solamente di poter sopravvivere.
Recentemente abbiamo avuto la possibilità di poter stare alcuni giorni nel profondo nord, quello ricco e neo-leghista. Ebbene, nemmeno in questi luoghi dove il populismo ha ormai definitivamente attecchito nessuno ha il coraggio di impedire alle persone che cercano di sopravvivere di poter almeno mangiare. Molti mostrano una certa tolleranza che può essere espressa in vari modi.
L’amministrazione comunale e i suoi esponenti di destra invece pensano che Assisi sia una sorta di feudo medievale in cui è possibile far transitare l’idea che solo con la guerra al più povero di noi si possa stare meglio, mentre in verità tutto è fatto per buttare fumo negli occhi della cittadinanza per non far vedere i veri problemi della città.
Mai una parola sul rilancio del turismo, continuo degrado delle frazioni, nessuna iniziativa che possa dare lustro duraturo, mancanza di servizi di aggregazione sociale, ora anche il maldestro tentativo di distruggere l’ultima festa ancora sentita ad Assisi centro. È proprio vero, purtroppo: al peggio non c’è mai fine.