Ospitiamo volentieri il comunicato stampa dei firmatari del ricorso per la parità di genere nella giunta comunale assisana.
Insieme ad alcuni consiglieri e ad associazioni
culturali femminili che sostengono la parità dei diritti fra donne e uomini in
ogni campo, abbiamo presentato al Tar dell’Umbria nel settembre 2011 un ricorso
per l’assenza di rappresentanti donne fra gli assessori nominati dal sindaco.
Il Tar dell’Umbria, il 20 giugno 2012, ci ha dato ragione.
Il sindaco Ricci è stato dunque costretto a
sciogliere la giunta ma, con un atto di arroganza non indifferente, all’inizio del mese di luglio ha riconfermato gli stessi
5 uomini nelle stesse precise identiche posizioni, giustificando questa scelta con l’affermazione che ad Assisi
non sono state trovate donne all’altezza della situazione, donne che sarebbero
potute essere immediatamente operative appena insediate come assessori (“dopo approfondite verifiche
nessuna delle donne candidate nelle liste che hanno appoggiato il sindaco
presenta un curriculum adeguato per l’incarico di assessore”).
Si tratta di una pesante valutazione di merito nei confronti delle donne
candidate nelle liste che sostenevano Ricci. Nessuna di loro è ritenuta
all’altezza della situazione.
Ma soprattutto, considerando che la legge (art. 47
del d. lgs. 267/2000) dice che gli assessori possono essere scelti dal sindaco fra
tutti i cittadini in possesso dei requisiti di candidabilità, eleggibilità e
compatibilità alla carica di consigliere, è un’argomentazione contraria al buon
senso: possibile che ad Assisi tra le 15.000 donne che vi abitano non ce ne sia
nessuna capace di fare l’assessore? Nessuna che abbia competenze pari agli
attuali assessori?
C’è da chiedersi quale sia il criterio di valutazione
utilizzato, che permette al sindaco Ricci di sostenere che gli uomini scelti
per comporre la giunta sono migliori di qualsiasi donna del comune di Assisi,
anche solo della sua parte politica. Gli uomini scelti per il ruolo di assessore sono
mostri di competenze, capacità e cultura? In realtà no, dal momento che lo
stesso Ricci dice di non averli scelti per le loro competenze, ma solo per il
“numero di preferenze ottenute”.
Vale la pena di ricordare
che nei 16 comuni umbri con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti,
Assisi è l’unica realtà a non avere almeno una donna nell’esecutivo. Non solo:
nessuno dei sindaci che i vari Tar in Italia hanno costretto a sciogliere le
giunte si è permesso di “ignorare” la sentenza come il sindaco di Assisi
Claudio Ricci.
Il sindaco si nasconde
dietro le sue “segretarie tutte donne”, a conferma che la sua visione del mondo
si basa solamente su ruoli stereotipati; mentre il vicesindaco Lunghi risponde
a Simonetta Maccabei dicendo che “si comporta come la massaia che va al mercato
e, prima di acquistare, in tempi di crisi, guarda i prezzi e non fa altre
valutazioni, che invece andrebbero fatte”: forse Lunghi non sa che la “massaia”
è colei che da sempre si interessa della cura e dell’amministrazione della
famiglia e che, dunque, è in grado di fare molte altre valutazioni, oltre che
guardare ai prezzi. Che alle massaie, che lui (e quelli che la pensano come lui
all’interno dell’amministrazione comunale) sembra tanto disprezzare, il nostro
Paese deve molto e - probabilmente - non ci troveremmo nelle condizioni attuali
se fosse stato guidato da qualche “massaia”, invece che da tante “belle menti
maschili”.
In un momento in cui
l’Italia sta affrontando a tutti i livelli il problema delle pari opportunità e
della presenza di donne nei ruoli di potere per ottenere il riequilibrio della
presenza femminile in ogni ambito, l’amministrazione comunale di Assisi sceglie
“volontariamente” di rimanere ferma a una visione del mondo “medievale”, come
se non vivessimo nel 2012.
Proprio per svincolare
Assisi da questa visione medievale della società, abbiamo dunque deciso di
presentare nuovamente il ricorso al Tar dell’Umbria per il rispetto della
parità di genere. Vogliamo far capire
che il mondo, e il comune di Assisi, non è composto solo di uomini e che un’amministrazione moderna ed efficiente
deve sapere utilizzare tutte le energie, senza alcuna discriminazione. Il
Parlamento, con la recente approvazione (13 novembre 2012) della legge sul
riequilibrio della rappresentanza di genere negli enti locali, ne ha preso
definitivamente atto. Assisi, invece, è ferma al palo: quanto tempo ancora ci vorrà perché il sindaco Ricci capisca che è
giunta ormai l’ora di rivedere le proprie posizioni?
I
firmatari del ricorso