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Il Blog di Rifondazione Comunista di Assisi


martedì 20 settembre 2011

Gazebo del PRC di Assisi alla Marcia della Pace

Il Partito della Rifondazione Comunista di Assisi accoglierà la Marcia della Pace domenica 25 settembre allestendo un gazebo in via Becchetti a Santa Maria degli Angeli che sarà operativo dalla mattina fino al termine del colorato corteo ideato da Aldo Capitini nel 1961.

Ancora oggi, in tempi di crisi economica e sociale, è importante manifestare con forza la propria indignazione contro tutte le guerre imperialiste che affliggono il mondo e che vedono impegnati tanti nostri giovani mandati al macello nelle più disparate zone del mondo.

Auspichiamo che i tagli agli enti locali non riguardino anche questa importantissima e simbolica manifestazione di respiro internazionale: sarebbe un chiaro segnale della volontà politica di cancellare un stentorea voce contro le guerre e per una pace mondiale senza se e senza ma.

Per noi di Rifondazione Comunista è ora di tagliare le spese militari e destinare i relativi fondi alla risoluzione delle gravi condizioni dei lavoratori del nostro paese: non è più tollerabile spendere 14 miliardi di euro per l’acquisto di 131 bombardieri da guerra come deliberato dal governo italiano lo scorso anno!

Presso il nostro punto di incontro di domenica si potrà firmare l’appello per introdurre anche nel nostro paese la Patrimoniale, un atto di civiltà già sottoscritto, grazie all’opera del nostro Partito in tutta Italia, da decine di migliaia di persone.

L’impegno del PRC- Federazione della Sinistra per una vera pace, per la giustizia sociale, per la valorizzazione del lavoro e dei lavoratori, contro il razzismo e la xenofobia della Lega (come ha dimostrato la riuscitissima protesta messa in campo dal nostro Partito contro il ridicolo Giro della Padania della scorsa settimana), proseguono senza sosta nonostante l’oscuramento mediatico e l’ostracismo delle forze politiche che vedono in noi un pericolo in quanto gli unici in grado di sostenere un vera politica alternativa al modello imperante ma in via di fallimento del neoliberismo.

Con questo rinnovato impegno saremo presenti alla Marcia della Pace e in tutte le lotte territoriali (come la sacrosanta battaglia per le quote rosa nella giunta assisana) e nazionali, per fare del nostro paese un posto migliore.

2 commenti:

  1. Anonimo21/9/11

    In Danimarca la sinistra anticapitalista vince e triplica i voti
    Alle elezioni danesi sconfitta della destra, compresa quella xenofoba, e balzo dell'Alleanza rosso-verde (sinistra anticapitalista) che triplica voti e seggi. La formazione guidata da una ragazza di 27 anni farà nascere il governo ma non ne appoggerà la linea politica


    La Danimarca mette fine a 10 anni di governo di centrodestra dopo le elezioni politiche del 15 settembre. Nascerà infatto un nuovo governo sotto la leadership di Helle Thorning-Schmidt, leader del Partito socialdemocratico e prima donna a capo di un governo danese. Il suo governo vedrà l’appoggio del Partito socialista popolare (Sf), la formazione della sinistra "radicale" che ha avuto un calo nei voti ma che per la prima volta accede al governo. Che però non si annuncia particolarmente stabile.
    La coalizione vincente, infatti, raggiunge 89 seggi contro gli 86 dei partiti di destra. Ci sono poi 4 seggi che saranno destinati alle regioni autonome di Groenlandia e Isole Faroe. Inoltre, i due principali partiti della nuova coalizione di governo perdono entrambi dei seggi: scendono da 45 a 44 seggi i Socialdemocratici, con il 24,9 per cento, il peggior risultato negli ultimi 100 anni; Si ferma a 16 seggi il Sf, perdendone 7, con il 9,2 per cento dei voti rispetto al 13 per cento precedente. Il governo avrà dunque bisogno del sostegno dei Liberaldemocratici (Rv) che sono tra i vincitori di queste elezioni guadagnando 17 seggi (un aumento di 8) e passando dal 5,1 al 9,5 per cento. Ma ancora non basterà, la coalizione avrà bisogno anche del sostegno del partito della sinistra anticapitalista Alleanza rosso-verde (Arv) che è uno dei principali vincitori della competizione. Sale dal 2,2 al 6,7 per cento e triplica i seggi passando da 4 a 12. L’Arv ha già dichiarato che farà nascere il governo “anche se non ne condivide le linee politiche” e quindi manterrà una sua autonomia.

    L’Arv ha posizioni molto nette: difesa dei diritti sociali, opposizione alla riduzione delle pensioni e dei sussidi per i disoccupati, piano per il lavoro in progetti ecologisti, diritto all’asilo per gli immigrati. Anche i Liberaldemocratici hanno idee progressiste su immigrati e rifugiati –il Danish People’s Party, il partito dei estrema destra xenofoba perde tre seggi e scende al 12,3 per cento dimostrando che con la crisi la questione “immigrati” perde di peso – ma in politica economica non si discostano dal centrodestra.

    Il cambio politico è certamente frutto della crisi e mostra una tendenza in corso in Europa: Angela Merkel perde qualsiasi elezione locale in Germania – a Berlino ha rivinto la Spd ma è impressionante il successo del “Piratenpartei” il partito dei Pirati mentre la sinistra di Die Linke paga la gestione governativa nella capitale tedesca scendendo dal 13 all'11 per cento – i socialisti francesi si preparano alla vittoria in Francia e qualcuno inizia a sperare anche in Italia. La crisi mette in difficoltà i governi – non a caso si profila la debacle anche del partito socialista di Spagna – e genera nuove aspettative che rischiano di essere ancora disilluse.

    L’Alleanza rosso-verde danese che è stata guidata in questa campagna da una ragazza di 27 anni, Johannne Schmidt-Nielsen (nella foto), grande rivelazione della politica danese, ha deciso di tenere un atteggiamento equilibrato sapendo che una parte del successo dipende non solo dalla radicalità delle proposte ma anche dalla subordinazione del Sf – lo storico partito della sinistra radicale danese – ai socialdemocratici. Dopo dieci anni di destra al potere la scelta di far nascere il governo socialdemocratico è probabilmente obbligata ma se i suoi voti dovessero essere decisivi per appoggiare misure impopolari si tratterebbe della riedizione di un film che abbiamo già visto.

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  2. Anonimo22/9/11

    Lavoro 28 giugno CGIL cisl firma marcegaglia rinaldini UIL By Armando Allegretti
    Rinaldini: "I due errori della Cgil nel sottoscrivere l'accordo del 28 giugno"
    21/09/2011 - 16:29

    PERUGIA - La triplice firma (Cgil-Cisl-Uil) con Confindustria, in via definitiva, l’accordo del 28 giugno sui contratti ma, di fatto, blocca la norma sui licenziamenti facili. La firma dell'accordo interconfederale del 28 giugno è stata annunciata dal presidente degli industriali Emma Marcegaglia e dai leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti al termine di un incontro che si è svolto nella sede di Confindustria di via Veneto a Roma.
    A tal proposito, Gianni Rinaldini il coordinatore de La CGIL che Vogliamo ha dichiarato: "Con la firma odierna dell'intesa applicativa dell'Accordo del 28 giugno la CGIL compie due gravi errori".
    "Sottoscrivere un Accordo - ha continuato - senza la consultazione degli iscritti, come esplicitamente previsto dallo Statuto della CGIL, è un atto di gravissima lesione della democrazia interna:qualsiasi pronunciamento degli organismi, qualsiasi atto di responsabilità dei gruppi dirigenti non può sovrapporsi all'espressione di volontà e al diritto dell'iscritto".
    Il coordinatore de La CGIL che Vogliamo ha continuato "Pensare,poi, di aver messo in tutela i lavoratori dai guasti dell'art.8 con questa intesa applicativa è pura illusione perché la legge è comunque superiore a qualsiasi accordo. L'intesa odierna non fa che rafforzare il principio contenuto nell'articolo 8, secondo il quale si può derogare da una legge con un accordo sindacale. Bene, oggi l'accordo sindacale deroga la deroga in una spirale infinita di confusione giuridica e politica che finisce per offuscare l'unica cosa seria da fare, vale a dire cancellare l'articolo 8 della manovra".
    "Ai lavoratori italiani, e persino al Paese , servirebbe una CGIL forte con una strategia di attacco al danno, e non una CGIL impegnata in rincorse tattiche di riduzione dello stesso" - ha concluso Rinaldini.

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