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Il Blog di Rifondazione Comunista di Assisi


giovedì 20 ottobre 2011

Sprofondo



Articoli sulla stampa nazionale, pareri di esperti mondiali, preoccupazione e attenzione in tutti i cittadini assisani per le notizie che giungono in questi giorni dall'Esa (Agenzia Spaziale Europea) riguardanti le condizioni geologiche della città di Assisi.
Tutti che corrono ad informarsi e/o almeno approfondire l'argomento tranne uno: il sindaco Ricci.
Come sempre pronto a minimizzare, a smentire, a sminuire.
Sotto la sua amministrazione nulla di male può succedere ad Assisi! Tutto è sempre, costantemente, sotto controllo, in ordine, ben fatto!!
Ricci è come il babbo di Hans Christrian Andersen, un tuttologo che risponde non rispondendo e che smentisce smentendo di farlo, perchè lui, si sa, preferisce far parlare i fatti: 3.000 opere in 15 anni, 100.000 turisti per il Giro d'Italia e tante altre belle cose...
E' stato proprio un gran maestro quel signor B che a livello nazionale ci ha fatto ingoiare qualsiasi corbelleria tanto da rischiare di rimanere impunito: ha insegnato ai suoi accoliti ad avere sempre ragione e ad essere convincenti, tanto da essere rieletti nonostante le palesi contraddizioni.
Nessuno di noi è un esperto di scienza della Terra per carità; probabilmente Assisi avrà lunga vita e non accadrà mai niente, ma questo continuo stare sulla difensiva dell'amministrazione di destra della città di Assisi, questo continuo trincerarsi dietro alla vittoria elettorale senza mai cercare di sviscerare affondo le tante questioni che riguardano una città importante e complessa come la splendida città serafica, fa venire alla mente, anche di chi non può essere tacciato come noi di faziosità, come sia forte in Ricci & C. la volontà di insabbiare sempre tutto per fare la figura dei primi della classe, mentre il compito di bravi amministratori sarebbe, invece, quello di non creare certo allarmismo ma nemmeno di denigrare qualsiasi notizia possa anche lontanamente sembrare lesiva dell'attività della giunta.

6 commenti:

  1. Anonimo21/10/11

    tutto ok tutto ok che rompiballe!

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  2. Anonimo24/10/11

    Arriva la sondocrazia, ti dice come la pensi e come voti
    di Tonino Bucci su Liberazione del 23/10/2011

    Il primo ad avere utilizzato l'espressione sondocrazia - se non andiamo errati - è Stefano Rodotà, in un suo saggio risalente ormai a più di dieci anni, Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione. La formula starebbe a significare l'uso dei sondaggi come strumento per influenzare, in un senso o nell'altro, il comportamento di quantità strategiche di elettori. Sondocrazia appartiene a quella schiera di neologismi inventati per far fronte, in qualche modo, alla difficoltà di descrivere le democrazie del nostro tempo. Il politologo britannico Colin Crouch si è visto costretto a inventarsi il termine di "postdemocrazia", l'unico adatto - a suo avviso - di cogliere l'eccezionalità dei regimi politici delle società avanzate, nelle quali formalmente continuano a valere gli istituti della democrazia rappresentativa del dopoguerra, ma svuotati di reale potere deliberativo rispetto ai poteri delle oligarchie politiche ed economiche. Mentre i parlamenti diventano marginali nella vita pubblica dei paesi, i luoghi in cui si prendono le decisioni strategiche sono a loro volta impermeabili alle domande della società. La forma della democrazia è immutata, ma nella sostanza a decidere sono i mercati, i capitali finanziari, la Banca centrale europea - un caso fra tutti, la lettera della Bce di agosto che dettava "riforme" e tempi delle medesime.
    Il tema non è nuovo ai lettori di Liberazione che di recente ha aperto un dibattito sulla scia del forum tra il direttore Dino Greco, il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, quello della Fiom Maurizio Landini e Fausto Bertinotti, che nel suo saggio sulla rivista Alternative per il socialismo nomina il problema di «far saltare il recinto neoautoritario». «Questo capitalismo finanziario globalizzato - dice Bertinotti - ha la vocazione di sussumere dentro di sé tutto e tutti, di ridurre tutto a merce - come ogni capitalismo - ma in una condizione di assenza del proprio avversario storico. L'idea che porta avanti è che per essere competitivi bisogna ridurre tutto a variabile dipendente. Da qui nasce l'incompatibilità di questo capitalismo con la politica - intesa come sfera autonoma in cui si formano le decisioni. E' una vocazione totalizzante che produce un'Europa oligarchica in cui i conflitti sociali, in primo luogo quelli del lavoro, vengono non combattuti, ma considerati fuori dal quadro ammissibile di questa società organizzata». La politica così come oggi si manifesta, all'interno del recinto delle forze legittimate a governare, ha solo l'apparenza della democrazia, essendo stata svuotata delle proprie prerogative.

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  3. Anonimo24/10/11

    Ma allora quali margini rimangono alla politica? Se essa è ridotta all'impotenza, quale funzione svolge effettivamente all'interno del sistema di governo delle merci e degli uomini, in virtù della quale le è concesso di rimanere in vita? Perché, se per assurdo la politica non avesse più alcuna utilità, non solo per contrastare gli interessi dominanti, ma persino per garantire la riproduzione del sistema, essa non avrebbe più ragione d'esistere. Ma invece esiste. E deve poter esistere in vista di una qualche utilità per il sistema dominante. Questa funzione è il marketing elettorale. Per quanto la sua potenza onnivora sia spropositata, per quanto esso governi di fatto i processi materiali della società, il capitalismo finanziario globalizzato del nostro tempo non può fare a meno della politica, non la può sopprimere, a meno di non perdere lo strumento di orientamento delle opinioni. Una volta estromesse le forze politiche antagoniste dal circuito legittimo della governabilità, le democrazie si sono organizzate sul modello del bipolarismo maggioritario. All'interno del recinto delle istituzioni - per stare alla metafora - possono competere soltanto partiti o coalizioni tra loro omologhi, accomunati dal condividere le medesime opzioni economiche dominanti. L'unica competizione che si può stabilire tra di essi è nel contendersi segmenti sempre più ristretti di elettori di "centro", ma determinanti per far prevalere uno dei due attori in gara. Non è un caso, che nello schema delle democrazie bipolari i sondaggi abbiano conquistato un ruolo di primo piano nel dibattito pubblico. La sondocrazia, per essere più precisi, è l'uso dei sondaggi non per scopi conoscitivi, ma per «influenzare il comportamento di una quota strategica di elettori» - scrive Paolo Natale in Attenti al sondaggio (Laterza, pp. 134, euro 12) e docente universitario di Metodologia della ricerca e Analisi dei sondaggi. «Uno dei motivi principali è proprio legato all'evoluzione avvenuta nell'elettorato, che ha subìto negli ultimi anni, un po' in tutto il mondo occidentale, una progressiva polarizzazione in due aree politiche quantitativamente simili e, salvo casi limitati, particolarmente fedeli alla propria area: con scarti ridotti tra i due poli politici, le scelte legate al tipo di campione, e al metodo di rilevazione volta per volta utilizzato, possono provocare stime con vincitori differenti».

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  4. Anonimo24/10/11

    Ma da cosa dipende l'aleatorietà? E' che i sondaggi non sono una scienza oppure è colpa dei politici che alterano le indagini demoscopiche a seconda delle proprie convenienze? Per quanto i sondaggi di opinione siano di buona fattura rispetto al passato, una certa dose di approssimazione è congenito non solo nel metodo, ma anche nella natura dell'oggetto studiato, che deve tener conto della complessità e della volatilità delle opinioni. Eppure, non si tratta dell'assenza di consapevolezza sugli strumenti. Bene o male una scienza demoscopica esiste ed è tutto sommato avvertita sulle difficoltà dei metodi utilizzati, tanto da avere al proprio interno scuole di pensiero diverse - dal metodo dell'analisi per variabile a quello dell'analisi dei soggetti. Più che parlare di sondaggi scientifici o non scientifici, meglio parlare allora di «sondaggi corretti o di sondaggi scorretti». Un sondaggio è composto «da una serie di passaggi più o meno obbligati, in ognuno dei quali occorre tenere in considerazione i corretticriteri per giungere al risultato finale. Ciascuna delle fasi di un sondaggio può quindi essere inficiata da errori, distorsioni, manchevolezze che non permettono il corretto perseguimento del proprio obiettivo». Poniamo, ad esempio, che un sondaggio venga realizzato su un «campione probabilistico» di individui. Che valore può mai avere un'indagine su individui che hanno «l'identica probabilità a priori di essere intervistati», indifferentemente dalle opinioni? Supponiamo che per conoscere il grado di fiducia degli italiani nell'Ue si scelga un campione probabilistico di mille cittadini estratti dalle liste elettorali. Siccome non sarà possibile avere di tutti un numero di telefono o reperirli tutti quanti o, ancora, ottenere da tutti la disponibilità a farsi intervistare, si renderà di fatto obbligatorio pescare altri individui per rinfoltire il campione. Ma di questo passo, del campione originario resterà ben poco. Chi ci assicura che gli individui non reperiti avrebbero dato le stesse risposte di coloro che sono stati inseriti nel campione per sostituirli? «I sondaggi forniscono solamente una stima, la più accurata possibile, dell'orientamento/comportamento di voto degli elettori; ma risentono della variabilità insita nel metodo stesso, il ben noto errore di campionamento».

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  5. Anonimo24/10/11

    errore di campionamento».
    Ma non è solo «l'imperfezione demoscopica a generare mostri», «è anche la politica che se ne ciba in forme sconsiderate, utilizzando le indagini per fini propagandistici o comuicativi, e molto raramente a fini conoscitivi». Quando un leader politico commissiona un sondaggio non lo fa solo per «comprendere il reale pensiero degli elettori». Altre domande - tipo "gli italiani hanno paura degli immigrati?" - sono «preventivamente destinate a venir pubblicate sugli organi di stampa o in Tv al fine di creare un determinato clima di opinione, favorevole se possibile al committente stesso». I sondaggi - è il colmo del paradosso - «ci raccontano come siamo, senza che noi possiamo fare nulla per contraddire questa "nostra" opinione». Poco alla volta «gli italiani cominciano a pensare e a pensarsi in maniera simile a quanto viene loro raccontato: scoprono di avere determinate opinioni e di vivere in un certo modo e si adeguano quindi a quelle credenze, a quello stile di comportamento». Così si forma il clima di opinione. Ed è impossibile mutarlo perché «tutti parlano e discutono come se quel dato fosse reale».

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  6. Anonimo24/10/11

    ALTRI PERICOLOSI COMUNISTI...

    La Consap replica alle affermazioni del sindaco di Assisi pronunciate da quest’ultimo dopo il sit-in fatto presso il locale commissariato.

    “Stamattina – dice il segretario nazionale della Consap (sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato) Stefano Spagnoli – ho avuto modo di leggere, su alcuni giornali, la replica del sindaco di Assisi ad un consigliere di minoranza della giunta comunale di questa cittadina che aveva solidarizzato con la nostra organizzazione sindacale dopo il sit-in del 17 u.s. davanti al commissariato assisano. A tal proposito ritengo necessariamente dover fare alcune precisazioni.

    Mi risulta che la nostra o.s., e’ stata soltanto informalmente portata a conoscenza dal sindaco, a suo tempo, di quale fosse l’intento del Comune in merito alla ricollocazione del commissariato ma, gia’ in quella sede, che comunque si ribadisce non aveva alcun criterio di ufficialita’, il segretario regionale Antonio Errico aveva manifestato le proprie perplessita’ sulla sede prescelta auspicando nel contempo una sede alternativa in tempi brevi ed auspicando altresi’ che l’impegno non rimanesse poi soltanto una promessa elettorale visto che correvano quei giorni.

    Quindi, evidentemente, non tutti i sindacati, come il primo cittadino sostiene, avevano condiviso il progetto e questo appare rilevabile, peraltro, anche per il fatto che eravamo li’ a protestare, cosa che non avremmo certamente fatto se in precedenza avessimo condiviso quella che per noi invece e,’ senza dubbio, una scelta assolutamente non consona ed inopportuna volendo allocare un commissariato della Polizia di Stato in ex magazzini e garages comunali.
    Aggiungo che neanche alla Consap interessano, come al sindaco, strumentalizzazioni di alcun genere e polemiche sterili, ma certo e’ che non intendiamo assolutamente tacere laddove in gioco c’e’ il benessere del nostro personale e dei cittadini.

    Peraltro evidenzio che un commissariato di polizia, secondo la legislazione vigente, in loco e’ anche sede dell’autorita’ di pubblica sicurezza e quindi a maggior ragione deve avere una collocazione dignitosa e rispettosa non solo per gli uomini e le donne che vi lavorano ma anche per cio’ che rappresenta.

    Insieme al segretario generale dr. Innocenzi, ho avuto modo di fare un sopralluogo, ovviamente esterno, in quella che si vorrebbe come nuova struttura del commissariato ed ora piu’ che mai mi sono convinto che quell’edificio non e’ idoneo anche perche’ collocato in piena curva e senza un parcheggio per i colleghi ma, soprattutto, per i cittadini che quotidianamente per mille motivi hanno necessita’ di rivolgersi ad un commissariato.

    Come sindacato non possiamo far altro che prendere atto della ferrea e perentoria decisione del sindaco ma a lui diciamo anche che, per quanto ci riguarda, non condividendola, non mancheremo di interessare fin da subito, come abbiamo gia’ detto, il capo della Polizia per far si che la questione possa essere riconsiderata e faremo tutto cio’ che e’ nelle nostre possibilita’affinche’ sia trovata una soluzione diversa da quella individuata.

    Concludo affermando che la Consap non pretende, né lo potrebbe fare, di decidere alcunche’ ma, certamente ha il diritto/dovere di segnalare e chiedere attenzione per le donne e gli uomini della Polizia di Stato.»

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