di Fabrizio Leone
Come si comporteranno i
grillini in Parlamento? Questa è la domanda più gettonata del post voto. Le
loro scelte infatti potrebbero far pendere la bilancia a favore della
maggioranza o dell’opposizione, ma considerando le parole di Grillo e
l’eterogeneo programma del movimento, ogni previsione del futuro diventa ancora
più incerta del solito.
Primo partito sia alla
Camera che al Senato. Il Movimento 5 stelle è sicuramente l’unica formazione
che esce sorridente dalle urne essendo andata ben oltre le previsioni più
ottimistiche. Il dato che circa 1 Italiano su 4 oltre i 25 anni e circa 1
giovane su 2 sotto quest’età abbiano votato per il movimento fondato da Beppe
Grillo è infatti sicuramente il dato più significativo di queste elezioni. In
molti si sono pronunciati sui motivi del trionfo: c’è chi parla di superamento
dei vecchi schemi destra-sinistra, chi individua nel risultato elettorale
l’insofferenza di molte persone alla politica consolidata e oligarchica e chi
infine insinua che il successo di Grillo sia dovuto agli appoggi di cui egli
godrebbe grazie alla potenza di Gianroberto Casaleggio. Lasciamo credere al
lettore quel che più preferisce, ma ciò su cui tutti dovrebbero convergere è
l’improvviso rispetto e riconoscimento arrivato al M5S dopo i risultati
definitivi. I 109 seggi della Camera e i 54 del Senato, infatti, fanno gola sia
alla destra che alla sinistra che sperano di riuscire a trascinare dalla loro
parte un movimento che non si autoidentifica né nell’una e nemmeno nell’altra.
Ma
se in casa Pdl ancora non è arrivata nessuna offerta di collaborazione ai
grillini, ieri il segretario Bersani ha timidamente aperto la porta ai
parlamentari del movimento. La ritrosia palesata ma non dichiarata del
segretario Pd è che il Movimento, seppur non maggioritario a livello assoluto,
lo possa diventare a livello pragmatico ricattando la futura maggioranza con la
minaccia di non votare la fiducia e aprire crisi di governo. Quel che infatti
ripetono tutti gli esponenti del movimento, Grillo compreso, è che il loro
lavoro verrà calibrato in modo differente a seconda delle tematiche :
decideranno cioè di volta in volta se appoggiare le proposte della maggioranza
oppure no. A dire il vero un’alleanza del genere tra Pd e M5S già esiste in
Sicilia, dove Crocetta viene appoggiato o meno a seconda dei casi. In questo
modo il gioco di non dichiararsi né di destra né di sinistra viene fuori in
tutta la sua potenza. Non dovendo infatti render conto a nessun super-io
politico, il Movimento 5 Stelle non avrà alcun problema ad appoggiare di volta
in volta temi provenienti da sinistra o da destra. Questo significa che il vero
potere decisionale, se lo sapranno usare, risiederà ben saldo nelle mani di
deputati e senatori eletti nel movimento di Grillo.
Nel
frattempo molte eminenze grigie continuano a sostenere Grillo e i suoi. Da
Marco Travaglio che li ha votati al Senato (n.d.r. alla Camera ha sostenuto di
aver votato per Rivoluzione Civile) a Dario Fo che è stato designato da Grillo
come prossimo Presidente della Repubblica, sono in molti ad aver spezzato una
lancia in favore della novità politica del momento. Proprio il premio Nobel
Dario Fo pare che abbia spinto Grillo ad aprire al Pd per garantire stabilità
al Paese. Ciò che però manca nel Movimento 5 stelle è il passo indietro
annunciato da Grillo dopo il voto. L’ex comico, non candidabile in Parlamento
in quanto condannato in via definitiva per omicidio colposo plurimo nel 1988,
ha infatti più volte affermato che avrebbe lasciato la guida del Movimento ai
militanti senza interferire con il loro operato per tornare a fare il comico.
Tuttavia tutti guardano a lui come principale referente del M5S ed egli stesso
ha annunciato che dirà a Napolitano di “non esser disposto a inciuci con Pd e
Pdl”, come se il leader ufficiale fosse lui. L’auspicio generale è che un
movimento foriero di tante novità non sottostia da subito a meccanismi baronali
arcinoti. Sarebbe infatti almeno il secondo caso di incoerenza per Grillo che,
dopo l’aver attribuito durante un’intervista concessa a Class Cnbc il suo
programma economico al premio Nobel per l’economia Stiglitz, è stato seccamente
smentito dalla moglie del famoso economista neokeynesiano che ha
dichiarato “gli scritti di mio marito sono tutti online e fruibili dal
pubblico, ma dubito che egli abbia mai anche solo menzionato il Movimento 5
Stelle”. Non proprio una bella figura per chi fa dell’onestà, della
meritocrazia e del rinnovamento le sue stelle polari.
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